Chi mi conosce bene, sa che sono una persona tendenzialmente schiva. Le mie frequentazioni sono piuttosto limitate; pochi amici, pochissime uscite. Sto bene chiuso nella mia famiglia, circondato da amore sincero.
Una sorta di “agorafobia sociale”, insomma.
Ciò nonostante, ho conosciuto davvero tante persone. Ma sono davvero poche quelle che ho trattenuto affinché non si perdessero nel tempo.
Una di queste è Giorgio Bo.
E oggi vi parlerò di lui.
Un vero amico
Ci siamo conosciuti da ragazzi, io chitarrista e lui cantante e nonostante quel contesto musicale, nel tempo, sia ormai tramontato, grazie al nostro amico comune Alex Master (pseudonimo e soprannome), non abbiamo mai smesso di incontrarci sporadicamente in quelle che amiamo definire “Cene filosofiche”, dove discutiamo di varie tematiche; realistiche, surreali e squisitamente teoriche.
Adoro le nostre cene. Sono sempre un’occasione di confronto, e nonostante il nostro modo passionale di esporre le idee (siamo fatti così), si rivela puntualmente un’occasione di crescita, di spunti per nuove riflessioni.
Ma chi è Giorgio Bo?
Permettetemi di prenderla da lontano.
Cresciuto da una mamma pittrice, Natalizia Bo, stimata artista di fama europea.
La sua “stanza dei giochi” è il laboratorio di sua madre, pregna di odori di tempera e olio di lino che aleggiano incontrastati tra cromie accese e figure, tra cavalletti e tele.
Già in età pre-adolescenziale manifesta un’attrazione particolare per l’inchiostro nero, attraverso il quale fa fluire le prime forme archetipiche, sviluppando e migliorando una propria tecnica che lo distinguerà durante tutto il suo percorso artistico. Dipinge con acrilici su tela per poi passare agli oli e sperimentare in seguito materiali industriali come asfalti, resine e vetrificatori.
Sviluppa recentemente una tecnica di inchiostri su carta fotografica, che lo porta a concentrarsi sul processo di creazione di figure vagamente antropomorfe, che ritiene un flusso collegato agli archetipi dell’inconscio collettivo.
Nel settembre 2022 è vincitore indiscusso nella rassegna artistica internazionale “Difesa dell’ambiente infantile” di Torino con l’opera astratta “La curiosità”, dove il critico d’arte Guido Folco gli assegna il primo premio e scrive di lui:
“Giorgio Bo è valido ricercatore dell'emozione, di un istante di vita colto e fissato sulla tela. Ottimo colorista, Bo racconta il suo mondo attraverso un alfabeto pittorico e segnico tipico del grande astrattismo e graffitismo internazionale, da Jean-Michel Basquiat a Keith Haring. La tecnica mista, creata con infiniti intrecci e sovrastrutture cromatiche immediate e dinamiche, diventa linguaggio espressivo intenso e veemente, ricco di simbologie e risolto con la forza del gesto e del colore. Le composizioni sono spesso percorse da linee nere e spesse, che creano quadri nei quadri, scene in sequenza che l'osservatore può leggere lasciandosi condurre dalla sapiente struttura compositiva del dipinti. L'utilizzo della carta scelta come supporto riporta ad un fare arte istintivo, con cui l'artista esprime se stesso nella maniera più vera e diretta, facendo vivere l'opera di crome accese e vibranti, di pittura allusiva ed ironica, a volte sprezzante e di denuncia contro i mali del mondo, nella sua concettualità sempre presente. Giorgio Bo è quindi un artista che conosce il passato e lo reinterpreta originalmente con il proprio linguaggio unico e potente.”
Potete ammirare le sue opere qui: https://giorgio-bo-atelier.company.site
Siamo in attesa della prossima “Cena filosofica”
L’ultima volta si è ipotizzato un futuro nel quale le macchine avrebbero sopperito ad ogni fabbisogno, lasciandoci liberi di vivere la nostra vita come meglio desideriamo.
L’idea lo entusiasmava, io ero più scettico. Non mettevo in dubbio la capacità futura delle macchine, ma esternavo perplessità riguardo la natura umana. Dal mio punto di vista una tale condizione relegherebbe l’essere umano in una posizione di ricattabilità. Non amo sentirmi completamente dipendente da un governo superiore che ha il potere di tagliarmi i viveri se “non faccio il bravo”.
Poi abbiamo parlato del romanzo che sto scrivendo: “Agorafobia”, la cui pubblicazione è prevista alla fine del 2023.
Alex Master ha ipotizzato un modo per fare i soldi a palate, ma glielo abbiamo bocciato.
Non so che argomento sarà trattato nella prossima cena, ma senz’altro sarà interessante. Siamo personaggi fantasiosi.
Nel caso non riuscissimo ad organizzare una cena a breve, io e Alex Master faremo un salto nel suo locale “Prog”, dove Giorgio ogni sera si trasforma in alchimista per la gioia del nostro palato.
http://www.progmilano.it/